ARTE e TERRITORIO
Diano d’Alba. Paese incasellato in posizione ideale nel contesto delle Langhe ad una altezza di 500 metri sul livello del mare. Il turista che viene in visita a queste splendide colline per la prima volta, salendo da Alba che ne è la capitale, trova in Diano il perfetto balcone da cui osservarne tutta la bellezza. Viceversa, il visitatore che opta per il cammino inverso, partendo dalla Liguria e percorrendo il crinale dell’alta Langa, in Diano scopre la punta del diamante dei dolci declivi di questo meraviglioso angolo di Piemonte. Davanti ai suoi occhi, si estende un paesaggio fantastico di colline, pianure, paesi e castelli. Un panorama che si estende dal Monferrato al Roero fino alla grande Torino. A tutto questo scenario fa da corona l’arco delle maestose montagne di Piemonte e Valle d’Aosta.
Il territorio di Diano che si compone, oltre al capoluogo, di due frazioni, Ricca e Valle Talloria, adagiate alla base dei due versanti della collina, sulle sponde di due torrenti Cherasca e Talloria, offre pendio e terreno ideali per la produzione di grandi vini, che compongono la principale attività di questo paese. Le specificità che Diano offre, non si limitano a queste prerogative, ma si completano nella proposizione del suo notevole patrimonio monumentale ed artistico. Patrimonio principalmente incentrato in Palazzo Ruffino (sede ora del Municipio, anticamente dimora dei Feudatari Conti Ruffino), in altri edifici storico-artistici, nella Chiesa Parrocchiale e in una gran quantità di seicentesche cappelle che segnavano il percorso delle antiche strade, sia interne che di passaggio per gli altri paesi
CENNI STORICI
Alcuni reperti come un tempio dedicato alla Dea Diana, bassorilievi e pietre scolpite, fanno risalire la storia di Diano all’epoca romana, accomunata alla grande Alba Pompeia, ma il suo momento storico più importante, avviene a cavallo dell’anno 1000, con la costruzione del primo nucleo del suo castello, in origine destinato alla difesa contro le scorrerie saracene. La dissoluzione dell'impero carolingio, tra i secoli X e XII, favorisce l'avvento al potere dei Vescovi in molte parti del Piemonte tra cui Alba. Sotto il loro impulso, principiando da Oberto, fino a Robaldo che è anche Arcivescovo di Milano, il castello di Diano viene sempre più potenziato e completato, fino a farne il più forte maniero della provincia, tanto che il Vescovo fa di Diano, per lungo periodo, la capitale di un territorio che arriva fino ai confini di Garessio. La storia prosegue con vari passaggi di influenza fra i vari potentati e casate che si susseguono al potere sul Monferrato, di cui le Langhe facevano parte all’epoca. Tre sono i periodi fondamentali: quello contrastato dei Marchesi di Busca; quello pacifico dei Gonzaga di Mantova e infine, in seguito al trattato di Cherasco del 1631, quello infinito dei Savoia che paradossalmente inizia nel modo più infausto possibile, l'atterramento completo della grande fortezza da parte del Duca Vittorio Amedeo I per punizione verso i dianesi, i quali non volevano accettare di sottomettersi. Successivamente il feudo dianese, viene ceduto ai Conti Ruffino di Savigliano che lo mantengono fino al 1856 quando si estingue la casata e Palazzo Ruffino viene ceduto al Comune, che lo elegge a sede municipale.
PATRIMONIO ARTISTICO
Di notevole importanza. Nel percorso del centro storico, emerge maestoso Palazzo Ruffino, edificio raffinato e artistico, costruito una prima volta a metà del XVII secolo e riedificato quasi interamente nel 1730. Al suo interno si trovano bellissime sale finemente decorate, con il gioiello rappresentato dalla sala consigliare in cui oltre ad artistici fregi e prezioso mobilio, fanno bella mostra di se le carte napoleoniche.
La piazza principale Trento Trieste, è impreziosita da un altro palazzo storico di fine secolo XVII, battezzato recentemente “ La porta rossa” , ma antica dimora privata di importanti personaggi dianesi. Ancora più antico, ma non meno prezioso per la sua forma architettonica è il palazzo del Conte Rangone, situato nella parte nord del paese, nel cosiddetto borgo di Remondato, la sua costruzione si perde nella notte dei tempi, essendo stato ricavato da un monastero dei Padri Agostiniani, di cui si può ancora ammirare il pregevole chiostro. Secondo alcuni storici era l’antica Pieve di Diano.
Le pietre miliari, sono comunque la Chiesa Parrocchiale e la sua torre campanaria, costruite in momenti diversi (Campanile 1734, Chiesa 1763) e mirabilmente armonizzate dall’architetto Carlo Francesco Rangone il quale, nella costruzione della Chiesa Parrocchiale in barocco piemontese, evidenzia l’influenza di scuola Juvarra. L’interno della Chiesa ad una sola navata, è magistralmente decorato con fregi e capitelli in oro e rappresentazione di scene evangeliche, opera dell’artista torinese Rodolfo Morgari, con il contributo del pittore albese Fedele Finatti. Otto quadri di autori famosissimi: l’esposizione della Sindone di Antonio Tempesta, dono di Casa Savoia, il battesimo di Gesù, del Beaumont e sei opere del Claret, fanno di questo sacro edificio, un luogo di preghiera e di arte importantissimo.
Fra le strette contrade di Diano e sui suoi balconi che spaziano lo sguardo sul Piemonte intero, traevano ispirazioni grandi musici e scultori dianesi. Il grande maestro Raimondo nella sua cecità totale, tra queste vie sentiva già le note delle sue famose canzoni, fra le quali spicca la celebre “Piemontesina”. Qui nascevano le prime fattezze delle famose sculture del non meno celebre Franco Garelli, le cui opere frequentano le migliori pinacoteche planetarie.
ENOGASTRONOMIA
Numerose attrezzatissime cantine, finalizzano mirabilmente il superbo prodotto viticolo di questa terra la cui composizione organolettica, da tempi antichissimi si è distinta per caratteristiche straordinariamente uniche. I grandi vini conoscono qui il loro matrimonio ideale con il territorio; barolo, barbera, nebbiolo e una rappresentanza di vini bianchi, riposano nel prezioso legno delle grandi botti adagiate nei “santuari” delle bellissime cantine dianesi e curati amorevolmente in ogni fase della loro maturazione, da mastri vinai addestrati da generazioni di esperienza, in attesa della partenza per le più rinomate tavole di tutto il mondo. Ma Diano è soprattutto la patria del dolcetto. Settantasei Sörì (terra al sole) formano il D.O.C.G. a protezione e garanzia della grande qualità di questo nettare che ha il suo olimpo nella cantina comunale, ove sfoggia il suo abito di vino. Il vero sposalizio, avviene comunque sulle tavole di ristoranti e agriturismi di grande qualità che Diano possiede, regalando all’ospite, anche il più raffinato, deliziosa cucina e grande vino, gustando il tutto affacciati su uno splendido panorama.
PAESAGGIO
Dal suo belvedere, lo sguardo del visitatore più raffinato, può spaziare a 360° gradi, oltre che sul territorio, sul bellissimo paese che è Diano. Inoltre, partendo dalle rovine del castello e passeggiando per le strette contrade dei quattro borghi che compongono il capoluogo, il gradito ospite percorre tra coloratissimi balconi fioriti, tutte le varie fasi della storia di questo paese. Ma oltre che ammirarla fra case preservate con le fattezze antiche, questa storia la si può sentire e odorare, infatti qui traevano ispirazioni grandi musici e scultori dianesi. Il grande maestro Raimondo nella sua cecità totale, tra queste vie sentiva già le note delle sue famose canzoni, fra le quali spicca la celebre “Piemontesina”. Qui nascevano le prime fattezze delle famose sculture del non meno celebre Franco Garelli, le cui opere frequentano le migliori pinacoteche planetarie. Se poi al visitatore viene in mente di vedere Diano in autunno, assiste a tutto un fiorire di colori che piante e vigneti di tipi diversi, disegnano in un quadro meraviglioso. Spingendosi ancora più avanti nel tempo, da Diano si può assistere ad uno spettacolo unico: con il sopraggiungere dei primi freddi, nelle belle giornate, al disotto si forma un mare di bianca nebbia da cui emergono soltanto i castelli, creando un ambiente fantastico dal mondo delle fate. A questo ideale quadro di Diano d’Alba manca soltanto un accenno alla ridente ospitalità della sua gente, il che, sommato ad aria pulita e clima gradevole, invitano l’ospite fermarsi il più a lungo possibile e… ritornare.
Mario Corrado